Fate rientrare i carri funebri: la nautica non è morta – Report dal boot Düsseldorf 2025

Fate rientrare i carri funebri e richiedete i soldi indietro alle prefiche: la nautica non è morta.

Dopo la visita di quattro giorni al boot di Düsseldorf edizione 2025 ecco che cosa porto a casa da condividere con voi.

Premetto: in 4 giorni è impossibile pensare di girare tutto il salone e di parlare con tutti quindi prendi questa lettura come un lento volo sopra i 17 padiglioni della più importante fiera nautica all’asciutto del mondo.

Defezioni ce n’erano, sì. Parlando di chi giocava “in casa” il gruppo Hanse (fatta eccezione per due esemplari di Fjord uno fuori e uno dentro il padiglione 5) e Bavaria non esponevano.

Mancavano anche altri marchi qui da noi ben conosciuti e qualche buco tra gli espositori si poteva notare

D’altra parte è comprensibile: in un anno in cui le vendite stanno rallentando e i costi per acquisire spazi e trasportare le barche invece lievitano, c’è chi saggiamente ha deciso di prendersi una pausa in attesa di tempi più dinamici.

Però non sono mancate le persone, i contatti, nuovi dealer acqusiti e un discreto movimento in generale, anzi più che discreto, sostanzioso

C’è stato un fiorire di marchi nuovi, o che perlomeno non avevo mai visto: VTS, polacchi, Santasevera, italiani, Aiata, turchi, Kumbra, spagnoli, Level yachts, ancora spagnoli, Zyara, greci, Eclipse Yachts, olandesi. Ciò che mi ha stupito un po’ meno positivamente è la replica del concetto: walkaround di circa 43′.

C’è chi arriva si ferma un po’ prima come i Kumbra, che propongono un 34, Aiata con un 38 (e ne esponevano addirittura 3) o chi arriva un po’ più in alto come il Mylius 47, che per amore di precisione è più un open con hard top in quanto la prua è pontata, ma il grosso della creatività pare essere esploso lì.

Domanda: siamo sicuri che il pubblico cerchi solo questa barca e la cerchi da chi è appena arrivato? In molti casi al di là del marchio e di nomi altisonanti, come Level Yachts che ha chiamato Tony Castro a disegnargli le linee, è difficile capire la differenza.

Interessante è stato il lavoro che FIM ha svolto con Design Work, lo studio che sviluppa lo stile e l’estetica del gruppo BMW, Mini e Rolls Royce. IL loro Contessa 640, nuova ammiraglia, visibile ancora solo su display o con i visori da realtà virtuale, pare compiere un discreto passo in avanti nell’altrimenti statico mondo dello yachting.

Ancora la “piccola nautica” italiana riesce a mettersi in mostra grazie alle collettive regionali, come quella calabrese o quella siciliana e in quest’ultima mi hanno colpito soprattutto i ragazzi dei Cantieri Stradivarius.

Al di là delle linee estetiche, che sono soggettive, qui c’è una reinterpretazione del modo di vivere gli spazi, di gestire le superfici e le funzioni con quella che si chiama shy technology, tecnologia timida, che rimane nascosta finché non la usi o soluzioni che rendono la barca capace di riconoscerti quando ti avvicini.

Da citare il ritorno del legno in evidenza: esibivano Comitti, Boesch e Debel Yachts.

Un po’ defilato, perché sistemato nella hall 13 una delle due destinata al charter, ma, a giudicare almeno dai commenti e dalle reazioni che il video che ho pubblicato in grado di scatenare grandi reazioni (molti pro e molti contro) il Beneteau Island Concept.

Già la presentazione dell’idea era avvenuta a settembre a Cannes, ma qui l’ho potuta vedere dal vivo. La barca nasce in base ai dati di utilizzo di 1000 imbarcazioni per 4 anni che ridotti ai minimi termini dicono: l’80% del tempo in “navigazione” (o meglio fuori dal porto, sarebbe più giusto dire), la gente lo passa all’ancora; la navigazione media è di 16 miglia; la velocità media è di 8,5 nodi. 

Ergo, quelli di Beneteau, con l’aiuto di J&J Design hanno prodotto questa barca, motori elettrici che in silent mode possono navigare 2,5 ore a 7 nodi, con i generatori che ricaricano il pacco batterie autonomia fino a 300 miglia; pannelli solari per ricaricare il 30% del fabbisogno energetico; otto posti letto e una quantità di spazio in coperta e all’interno che raramente si trova su un monoscafo.

IN effetti lo chiamano monomarano: prua e aspetto da monoscafo, ma gli scafi a poppa diventano due: sovrastruttura tutta vetri e… se vuoi vedere di più trovi il mio video 

Oggi ce ne sono due una esposta in questo momento a Dusseldorf e l’altra in charter ai Caraibi, poi vedranno se realizzarne ancora altre. Prezzo previsto al pubblico in versione full optional: 550mila euro, tasse escluse.

Nella vela, qua al nord, il mercato delle taglie piccole, da 22 a 30′ non è morto e se ne trovano per tutte le esigenze e le tasche: compresi barchini cabinati da 2,30 metri da 5000 euro.

Ah, se cercate barche che abbiano una prua con gli slanci andate sulle repliche perché praticamente nessuno più offre una soluzione del genere, neanche nomi storicamente legati all’immagine del passato come gl Hallberg Rassy.

Cresce l’elettrico e oltre alle varie proposte destinate ai laghi europei dove non sono consentiti i motori a combustione interna, aumentano le barche solari (Lasai, spagnoli, e Elvene, finlandesi), ma interessanti anche le proposte come lo svedese Hwila o il già citato VTS che forniscono versioni elettriche (e ottimizzate per questa propulsione) accanto a modelli più tradizionali.

E poi, sempre per restare nell’ambito dell’elettrico, aumentano le proposte tipo AMY il tender di ipernicchia in full carbon presentato da Amare, ben nota per i suoi accessori di bordo come passerelle e parabrezza; la moto d’acqua per bambini della slovena Darth Craft o gli scooter acquatici di Sea Nxt, belli da vedere come una Pagani e sensibilmente più nuovi di quelli che siamo soliti incontrare sulle poppe o nei garage degli yacht.

Per il resto, occhio che la propulsione elettrica sta diventando patrimonio cinese. E se nei vari giocattoli come e-foil, miniscooter e piccoli tender sono già una reale proposta di mercato.

Se in questo ambito sono stati agevolati dagli incentivi che il governo ha dato a chi a sviuppato motori e soluzioni per la mobilità elettrica, non è detto che tra un po’ non provino ad attaccare il mercato anche della nautica più tradizionale, anche se per il momento non semrbano ancora interessati a questo tipo di investimento. 

Certo Highfield è un brand che produce gommoni, è cinese e sta crescendo molto in fretta…

Nel momento in cui arriveranno a proporre barche “normali” a cui mettere anche un fuoribordo “normale” e con un prezzo cinese, noi occidentali potremmo aere qualche difficoltà in più a vendere le nostre barche, anche considerando quanto negli anni il consumatore è diventato sempre meno fedele a un brand.

Aumenta la proposta di sistemi intelligenti e di automatizzazione come i telecomandi Dockmate per ormeggiare senza stress da qualsiasi punto dell’imbarcazione gestendo la barca con una sola mano e con la precisione di un comandante con 30anni di esperienza.

Oppure la proposta di Delphis, azienda greca che ha creato un sistema che funziona da stabilizzatore all’ancora e alle alte velocità e come correttore d’assetto: in pratica con questo “scatolotto” che installi sullo specchio di poppa e che si autoconfigura in base ai dati della barca hai stabilizzatore giroscopico, stabilizzatore a pinna e flap che può lavorare sia in manuale sia in automatico. Senza entrare nel dettaglio, dico solo che riesce anche a tenere più alta la prua della barca (cosa che un flap non riesce a fare), a ridurre il raggio di virata e, se serve anche a frenare la barca: incredibile, no?

In ogni caso preparatevi perché anche i grandi gruppi, come mi ha detto Brenna Preisser, presidente della divisione imbarcazioni del gruppo Brunswick: vedremo sempre più barche intelligenti: loro prevedono di offrire la barca che ormeggia da sola per il 2026.

Servirà ad aumentare il numero dei diportisti? non lo so, ma di sicuro anche chi sa già andare non disdegna qualcosa che gli toglie un compito che per la maggior parte delle persone è più un peso che un divertimento.

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