Italia assente ingiustificato

Essere parte di una giuria tecnica è sempre un privilegio per una serie di motivi. Inizio subito con quello personale così ce lo leviamo di torno e poi si parla degli aspetti professionali. 

Chiunque fa parte di una giuria lo sa: che lo si voglia o no, massaggia assai l’ego l’essere stati scelti per fare parte di un contesto di tecnici e il massaggio è ancora più profondo e soddisfacente se sei il rappresentante della tua nazione. 

Chi ti ha convocato, viene da pensare, ha visto in te qualcosa di significativo tanto da volerti offrire un posto, e poi ha persino deciso di tenerti anno dopo anno, all’interno di un collegio giudicante (e mentre lo scrivo mi do pacche sulla spalla e mormoro un jingle con sonorità epiche). 

Se poi considero il valore e la competenza dei miei colleghi di collegio del premio Best of Boats Award, provenienti da altre 14 nazioni in rappresentanza di 16 riviste europee e una statunitense che ho avuto modo di conoscere, non posso che ritenere lusinghiero questo mio ruolo. Se mi fanno stare tra loro vuol dire che almeno al loro pari ci sono… Fine della pippa autocelebrativa (spero che almeno abbiate apprezzato la sincerità).

Amplio però il campo del ragionamento oltre il mio ombelico. Uno degli altri motivi per cui quello che ricopro è un ruolo da privilegiati è che grazie al BoB ho la possibilità di testare barche e conoscere cantieri che altrimenti rimangono lontani dai nostri orizzonti mediterranei. 

Noi che abbiamo la fortuna di vivere circondati da uno dei mari più belli del mondo, siamo poco propensi a spostarci e a guardare più il là di quelle Alpi che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo ci escludono. 

È così bello e si sta così bene, costruiamo così tante barche, siamo una delle nazioni più creative al mondo, il made in Italy è così rinomato che alla fine… ma chi m’o ffa fa’ di andare a cercare quello che avviene fuori da casa? Vero, sacrosanto, ma il fatto che qui si stia bene non significa che in tutto il resto del mondo non ci sia gente che fa cose che vale la pena prendere in considerazione. E partiamo dai numeri.

0,75% è quanto noi italiani rappresentiamo rispetto alla popolazione mondiale: probabilmente il mondo che non guardiamo con la dovuta attenzione è ricco di opportunità e di risorse: sia come clientela sia come ispirazione. E da qui parte una seconda considerazione, sempre legata al BoB.

Giovedì 30 novembre durante il Boot&Fun, il salone nautico di Berlino, perfettamente organizzato come ci si aspetta dai cugini teutonici e ben lontano dalla maestosità del Boot di Düsseldorf, “noi del BoB” abbiamo premiato i vincitori dell’edizione 2023 del Best of Boats Award. Non ha vinto nessuna barca italiana e ancora di più non c’era neanche un cantiere italiano tra i finalisti. E non che negli anni passati i produttori tricolori non abbiano raggiunto tali meriti.

Absolute Yachts con la Navetta 64 ha vinto nella categoria Best for Travel nel 2020. E poi, tra le 211 barche finaliste scelte da noi giurati in 10 anni di premio, a contendersi il trofeo riservato alle migliori barche a motore presentate ogni anno sono arrivati: il Pardo 50, l’Idea 80, il Ranieri Next 285 Lx, il Tecnorib Pirelli 35, il Tecnorib Pirelli 50, il Fiart Seawalker 35 e di nuovo due Absolute: il 60 Fly e il 56 Fly.

Quest’anno, invece, nulla. Ora, al di là del valore che si vuole attribuire ai premi e ai riconoscimenti, la constatazione che una barca è “la migliore del 2023″ per una certa categoria” in funzione dei test che i giurati effettuano durante l’anno è pur sempre qualcosa di significativo. 

A riprova di ciò, basta vedere come cantieri noti, per citare alcuni dei vincitori già ben noti al grande pubblico come Absolute, Axopar, Bavaria, Beneteau  Frauscher, Jeanneau ecc mettono in evidenza il riconoscimento ottenuto.

C’è poi anche un’altra ricaduta positiva: ogni test effettuato da un giudice del BoB diventa una prova pubblicata nella rispettiva rivista. E considerando che per essere in lizza devono essere almeno 5 i giudici che hanno provato la barca, affinché il giudizio sia davvero corale e non lasciato al parere del singolo, significa che la barca che partecipa al BOB è presentata su almeno 5 mercati nazionali diversi. E visto che noi italiani siamo solo lo  zerovirgola della popolazione mondiale…

D’altra parte l’assenza almeno tra i finalisti ha un effetto collaterale spiacevole: la barca/il cantiere quell’anno non esiste. Se uno si ferma a vedere la lista dei finalisti del 2023 sembra che le barche si costruiscano in Usa, Francia, Finlandia, Polonia, Spagna, Germania e Svezia. E in Italia? boh?!

Tenendo conto di quanto la gente è pronta a essere distratta, specialmente su taglie come quelle che in gran parte il BoB considera, in genere si tratta di barche tra i 5 e i 15 metri quelle che arrivano in finale, non è certo una buona cosa sparire dall’orizzonte dei potenziali clienti e lasciare solo spazio agli altri: soprattutto se vogliamo aiutarci a «vendere le barche a casa loro».

Considerazione ulteriore. Dovendo premiare la categoria Best for Fun ho studiato un po’ più attentamente la composizione della flotta dei finalisti. Ho visto che si è trattato di un gioco bipolare: Usa da una parte, Finlandia dall’altra. Mi sono domandato perché e la risposta che mi sono dato è la seguente. 

Da una parte i diportisti americani sono come le ragazze di Cindy Lauper: they just want to have fun, vogliono solo divertirsi. Naturale che i cantieri a stelle e strisce riflettano quest’attitudine.

Ma per i finlandesi? Loro sono più che altro pratici, le loro barche sono funzionali, ci vai a pesca o ci vai al summer cottage che hai sull’isola. E allora tutto ‘sto divertimento? Credo che buona parte del merito oltre alle barche, che sono davvero molto molto ben progettate e costruite, sia del modo in cui sono presentate. Il Finnboat FloatingShow è un evento che ti invoglia a ben considerare le barche. 

Perché per quanto ci riteniamo asettici, razionali e imperturbabili sia come giudici, sia come giornalisti, sia come diportisti e sia come acquirenti è sempre bene ricordarci quanto dice il neurologo e neuroscienziato Antonio Damasio nel suo testo L’Errore di Cartesio (1994): «Non siamo macchine pensanti che si emozionano, ma macchine emotive che pensano». È questa una delle frasi capace di farci ribaltare il modo di studiare il processo decisionale e la scelta ad agire.

Se tu le barche le fai provare in un contesto piacevole e leggero, da gita scolastica verrebbe da dire, navigando piacevolmente, in compagnia dei proprietari, dei designer e degli amministratori, dei responsabili della produzione e del marketing dei vari cantieri che si mettono a tua disposizione per spiegarti come costruiscono, perché hanno preso certe decisioni, cosa si aspettano da questa barca, dove vogliono venderla ecc. 

Se il posto è bello, chi ti ospita ti tratta bene, ti fa mangiare e bere (ecco il bere davvero non manca mai), ti fa provare barche ben fatte, nei modi e nei tempi che sono concordati insieme, con un’organizzazione perfetta è normale che la tua attitudine verso le barche che provi in questo contesto barca sia “migliore” e più benevola.

Senza tener conto che con un evento del genere hai due promozioni. La prima è quella del Paese come meta turistica: io non avrei mai pensato di consigliare a qualcuno di andare in crociera in Finlandia, prima di andare al Finnboat Floating Show, ora è accaduto diverse decine di volte.

La seconda è quella per l’intera industria nautica di quel Paese che si presenta come una realtà costituita da concorrenti commerciali, ma affini come ideologia e valori di base, una cosa tipo, scegli quello che vuoi ma scegli finlandese.

Per cui, cari miei costruttori italiani, sfruttiamo l’occasione specialmente se la spesa è molto minore della resa che ha vantaggi positivi comunque la si voglia vedere. Abbiamo tutte le carte in regola per essere i primi della classe, non facciamo la figura degli assenti ingiustificati.

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