Arrivare nel mercato nautico senza un'idea differenziante significa non avere nulla da offrire.

Se non hai niente da offrire, non offrirlo

Dare la colpa dei propri insuccessi alle circostanze, agli altri, alla sfiga è sempre possibile, ma di rado è vero. Molto più spesso la responsabilità va ricercata nelle scelte o non scelte che operiamo.

E in termini di mercato, spesso lo scarso successo o il fallimento di un prodotto, un servizio o un’idea, dipendono da ciò che c’è alla base di ciò che offriamo ai nostri clienti.

Chi è che ha successo

Perché ci sono dei cantieri che nascono e si sviluppano anche quando gli altri faticano? Prendi tre casi di successo che hanno caratterizzato la nautica a motore negli ultimi 10 anni. In ordine alfabetico: Axopar, De Antonio e Pardo Yacht. Nomi che quando questo millennio è arrivato non esistevano e oggi fanno scuola.

Tutti e tre avevano, e ancora vivono di quello, una ragione per esistere. E notate che tutti e tre producono la stessa tipologia di barche: dei walkaround.

Le ragioni di Axopar

Il primo è riuscito a rendere popolari in Mediterraneo le barche nordiche, proponendosi come alternativa figa a un prezzo (apparentemente) basso. Poi una linea accattivante e insolita, co-marketing con brand affermati (e affini come idea da trasmettere) tipo Brabus e una comunicazione basata su ciò che puoi fare con la barca non sulla barca.

De Antonio, ha lavorato al contrario di quanto facevano gli altri: invece che sostituire gli entrobordo con i fuoribordo ha nascosto i fuoribordo sotto un prendisole, prendendo così sia chi vuole i vantaggi che dà il fuoribordo, ma non ne ama l’estetica, sia chi ha visto i plus di avere una superficie extra dove sdraiarsi e fare sdraiare.

Il fatto Pardo

Pardo nonostante sia arrivato per secondo, in questa categoria, è riuscito a cavalcare il preconcetto diffuso che chi costruisce e in genere ha a che fare con le barche a vela è più “marinaio” e in qualche modo “migliore”. Così è diventato il riferimento in questo settore nella fascia medio grande e questo successo si è tirato dietro anche i buoni risultati dei modelli presentati successivamente.

E tutti gli altri costretti a rincorrere? La maggior parte, invece che agire, si è limitata a dare la colpa alla gente che non capisce, alle barche Ikea, a una concorrenza sleale, a un mercato che non tira…

Eppure, ti sei mai fermato a leggere la comunicazione delle aziende che arrivano dietro e che non hanno successo? Hai mai analizzato ciò che dicono o l’idea da cui partono?

Unicità delle barche: tutte uguali o…

Un mio caporedattore quando lavoravo a Yacht Capital una volta mi disse: le barche le puoi considerare o tutte uguali o tutte diverse, per il lavoro che facciamo conviene vederle come tutte diverse. Possibile che questo, chi le barche le fa, e prima ancora dovrebbe pensarle, non lo capisca?

Quindi: hai deciso di costruire una barca, di avviare un’impresa? Chiediti: perché c’è bisogno di ciò che offro? Cosa do io che gli altri non danno? Così, rispondendo a queste domande, darai anche a chi comunica per te la possibilità di non dover ricorrere al solito “ampio e spazioso” e “dalle dimensioni superiori alla propria categoria”.

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